SU
CERVELLATI A PISTOIA
Andando
oltre i toni che si addicono ad un consigliere di opposizione, il
recente intervento di Alessio Bartolomei, relativamente al piano
del Prof. Cervellati, contiene elementi su cui vale la pena
riflettere. Data la questione sollevata, dovrò fare
riferimento ad iniziative promosse dall’Ordine degli
Architetti di Pistoia, ma le considerazioni di questo intervento
sono svolte esclusivamente a titolo personale. Innanzitutto i
fatti: la Giunta precedente decide di affidare l’incarico
per la redazione del Piano del Centro Storico al Prof. Cervellati.
L’architetto è figura di indubbio rilievo: oltre
all’esperienza ha il merito della chiarezza. Si può
condividere o no le sue posizioni ma in considerazione
dell’impronta un po’ ideologica dei suoi convincimenti
non si può certo dire di non comprenderli. Allora chiedo
se Cervellati è stato scelto sulla base di una preventiva
condivisione della sua impostazione (è veramente il medico
per i nostri mali), dopo aver attentamente vagliato la sua
esperienza e soprattutto i risultati dei suoi interventi attuati
in altre città. E’ già successo in passato
con l’arch. De Carlo per l’area ex Breda: altro nome
importante, un po’ di moda in quel tempo tra le giunte di
sinistra. Risultato: tanti elogi, tante relazioni, pubblicazioni,
incontri pubblici ma risultati concreti zero. La sensazione è
che la lezione non sia servita: non basta chiamare il nome
altisonante se la committenza, in questo caso l’Amministrazione
comunale, non chiarisce prima a se stessa e poi ai propri
cittadini gli obiettivi programmatici da perseguire in tema di
modificazione degli assetti urbani e della qualità degli
interventi. Senza la ricerca del consenso (significa spiegare bene
tempi e modalità degli interventi) i processi urbani non
decollano e alle prime avversità i programmi vengono mutati
da logiche pragmatiche. Allora chiedo, l’attuale Giunta
e l’attuale Consiglio condividono pienamente la rigida
impostazione di Cervellati, come risulta dal primo e unico
documento presentato nel luglio del 2002 (!), oppure con fatica
cercano di gestire più per opportunità un’eredità
un po’ scomoda? Quanto contenuto nella prima fase del
piano presenta (come è sempre successo nelle tante
elaborazioni del passato) analisi in gran parte condivisibili ma
anche perplessità sulla scelte. Il professore in
estrema sintesi (e mi scuso con lui) sostiene (a ragione) che
siccome gli interventi realizzati negli ultimi decenni, anche in
aree di pregio, dimostrano scarsa qualità è giunto
il momento di smettete e di andate a “divertirsi ” in
periferia (tanto in quel contesto si è fatto e si può
fare di tutto!). E afferma :“in questa (città murata)
superficie limitata gli interventi non possono discostarsi dal
restauro inteso quale restituzione dell’oggetto su cui si
interviene”. All’Amministrazione e al Prof.
Cervellati si chiede di mettersi in dialogo con la città
(non basta una trasmissione televisiva, poiché la
partecipazione attiva e ben altra cosa) e di indicare gli
strumenti per favorire (nel pubblico e nel privato) interventi di
qualità e di maggiore trasparenza in cui rivisitare la
storia anche attraverso i segni della contemporaneità.
Negli incontri di architettura promossi dall’Ordine, abbiamo
preso visione di tante esperienze interessanti, innovative e
rispettose dei contesti ma anche in grado di vivificare il tessuto
urbano e l’identità dei luoghi: Pistoia mi pare che
ne abbia bisogno. I temi del centro storico, del riassetto
dell’ospedale del Ceppo e dell’architettura di qualità
dovrebbero infiammare la passione civica e invece tutto scorre
lentamente in un silenzio assordante. Ritengo che una delle
maggiori differenze tra un governo di centro sinistra rispetto ed
uno di centro destra sia quella di avere una maggiore propensione
per immaginare il futuro, cercando di essere “creativi e
creatori di sogni”; senza rinunciare ad una progettualità
ampia che non insegua continuamente le emergenze della città
(atteggiamento certamente più rassicurante).: “gettare
il sasso oltre lo stagno” affermava in occasione di un
recente incontro lo studio milanese dei Metrogramma. Occorre
riportare al centro la qualità dello spazio pubblico il
quale rappresenta la spina dorsale di ogni modificazione urbana e
tutto ciò dovrebbe essere portato avanti in un costante
confronto con le parti vive della città (anche questa
dovrebbe essere una peculiarità delle amministrazioni di
centro sinistra) e adottando strumenti operativi (come il concorso
di idee) già ampiamente sperimentati in tutta Europa. La
sensazione evidenziata dal consigliere Bartolomei, forse più
psicologica che reale, di essere commissariati è tangibile:
all’Amministrazione il compito (con i fatti e i
comportamenti) di dimostrare il contrario.
Alessandro
Suppressa
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