VILLAGGIO BELVEDERE DICEMBRE 2010



I 50 anni del quartiere Belvedere”; questo è il titolo della mostra fotografica, visitabile fino al 9 gennaio 2011, realizzata alla biblioteca San Giorgio dalla Circoscrizione n° 3 per festeggiare i 50 anni di vita del Villaggio Belvedere




Villaggio Belvedere: ancora quartiere mai periferia


La buona architettura resiste al tempo ed è quella che pur avendo una propria identità si inserisce in modo fluido, direi naturale, nella trama urbana, collaborando a definire una qualità più ampia dello spazio.

E' la sensazione che provo ogni volta che attraverso il Viale dei Tigli sul quale si attestano una serie di polarità che misurano e qualificano lo spazio.

Se dalla Pistoia del Novecento dovessi salvare una parte, lascerei proprio il Villaggio Belvedere. Un quartiere che non è mai stato periferia.

Nelle zone intorno alla città storica sono presenti architetture di qualità ma spesso sono emergenze isolate inserite nella consuetudine: nel villaggio Belvedere si legge, ancora oggi, l'impostazione e le volontà progettuali.

Da una parte quella di Leonardo Savioli che dal 1957 al 59) è impegnato nella ridefinizione dell'edificio plurifamiliare superando lo schematismo tipologico e materializzando una vera e propria architettura di percorso. Lo schema urbanistico denuncia l'intenzione di definire una gerarchia di spazi aperti privati, condominiali e collettivi, capaci di creare ricchezza di relazioni sociali e un nuovo rapporto tra costruito e natura. Il complesso, caratterizzato dalla semplicità materica del cemento a vista e dalle specchiature intonacate, è distribuito da un sistema di percorsi a due livelli (portico e ballatoio) scandito da esili pilastri, che collega, attraversandoli, i quattro corpi di fabbrica di dimensione e conformazione diversificata che degradano verso il parco, divenendo la spina portante dell'intero quartiere a saldatura delle due polarità di piazza dei cedri e di quella del Belvedere.

Poi la lezione di Giovanni Michelucci con la chiesa (1959 -61) del Cuore Immacolato di Maria che anticipa i temi del Concilio Vaticano II° in merito alla definizione dello spazio sacro. L'organismo è impostato su un percorso tangente la grande aula assembleare, con una copertura elevata da una serie di pilastri ramificati sull'aula per poi abbassarsi sul presbiterio. Il tema della tenda che Michelucci riprenderà nella più famosa Chiesa dell'Autostrada.

Anche Leonardo Ricci progetta all'interno dello stesso Piano INA CASA un complesso, debitrice della lezione di Wright e ispirato a formule abitative di avanguardia e molto lontano dalla prassi edilizia, il quale non è però accettato dalla commissione tecnica del comune e purtroppo non realizzato.

I maggiori esponenti della cosiddetta “scuola fiorentina”, hanno avuto la possibilità di cimentarsi nel disegno di un nuovo quartiere. E' una lezione che purtroppo, non solo a Pistoia, non è stata seguita ma sempre di grande attualità: puntare sul valore del progetto contro la mera crescita quantitativa.

Intorno a questi due episodi si è appoggiata un'architettura minore che testimonia un equilibrio e un'attenzione al buon costruire, alla corretta esposizione solare, al rapporto misurato con gli spazi aperti.

Altro elemento che rende unico questo quartiere è la sua relazione con il verde e più in generale con la natura: dal verde di prossimità all'abitazione sino al grande giardino romantico del Villone Puccini, con il suo sistema di elementi in cui ogni parte vive in relazione con il proprio intorno ambientale e con il paesaggio.

Alla luce di queste considerazioni si può affermare che il nome “Belvedere” rimane a tutt'oggi appropriato.


Arch. Alessandro Suppressa