IL TIRRENO GIUGNO 2008

NOTA SUGLI ASILI

A distanza di dieci anni dal primo figlio, con il prossimo mese, si conclude il ciclo nella scuola dell'infanzia (al Faro e alla Bruno Ciari) del secondo; termina un'altra esperienza coinvolgente come lo è stata la prima.

Un vero e proprio viaggio segnato da intense relazioni, da un lento e costante stratificarsi di suggestioni ed emozioni: un percorso che ci ha condotto lontano, pur scandito da piccoli passi, nel quale ogni bambino ha acquisito una propria identità ed autonomia e l'adulto genitore ha iniziato a codificare le trame, le pieghe di ciò che non è immediatamente percebibile nel reale in quanto appartenente ad un mondo fantastico e creativo. In esso solo i bambini possono farti entrare, prendendoti per mano.

Nel corso del lungo itinerario scolastico, che accompagnerà il bambino fino alla adolescenza, lui acquisirà sempre più una dimensione di individualità fino a divenire, in molti casi, purtroppo, vera e propria estraneità: sarà sempre lui ad iniziare e a finire.

Nel bambino non è così in quanto il progetto educativo adottato, in particolare nelle nostre strutture educative della prima infanzia, possiede un carattere di inscindibile coralità: insieme al bambino terminano i genitori e le stesse educatrici. In questa dimensione leggiamo un principio molto chiaro: il bambino non è un soggetto a “ruota” degli adulti ma un appartenente alla comunità cittadina, primo protagonista della costruzione del proprio futuro.

L' esplorazione compiuta dalle scuole materne sul tema degli spazi della città, con il passo “lento” e gli occhi pieni di stupore del bambino, non è che il naturale approdo di questa impostazione.

Questa dimensione di partecipazione attiva nei confronti di ciò che sta fuori dai luoghi “protetti” della scuola e della famiglia è possibile nella misura in cui il progetto educativo si pone in un'ottica di cura nei confronti del bambino: non uno qualunque ma presi uno per uno. In questi anni, grazie alla sensibilità e alla professionalità delle maestre, i programmi e gli obiettivi educativi sono stati plasmati sui tempi appropriati di ogni bambino, con la consapevolezza che solo con un atteggiamento di cura si può dare volto all'interiorità e far emergere l'unicità della persona, sin dai primi anni.

Ciclicamente e con toni stancamente ripetitivi leggiamo della necessità di contenere la spesa per i servizi all'infanzia; certo ogni tentativo di razionalizzazione è ben accetto ma occorre prioritariamente assumere una consapevolezza: in un panorama generale sostanzialmente livellato il servizio fornito dai nidi e dalle scuole materne rappresenta una vera e propria eccellenza, ben oltre i confini della nostra città. Difficile trovare un genitore non soddisfatto o un bambino che non va volentieri al suo asilo. Non possiamo prescindere da un rapporto costi qualità: quanti settori della vita pubblica costano e non garantiscono un livello accettabile dei servizi. Non è il caso,allora, di inziare a razionalizzare in questi contesti? Per rimanere nel settore della Pubblica istruzione ci siamo chiesti quanto costa mantenere il sistema delle scuole superiori in rapporto ai risultati e alla qualità dei percorsi didattici dato che quasi il 50% (20% di bocciati e il 30% con debiti) degli studenti denuncia problemi di interesse e apprendimento?

Da ultimo non mi resta da ringraziare, da genitore e cittadino, i responsabili dei servizi educativi e il personale che hanno camminato insieme ai nostri bambini augurandosi che la direzione tracciata possa rimanere indelebile nel corso degli anni.
Alessandro Suppressa