LA VITA N°36 2007

RIFLESSIONI SULLA CITTA'


Caro Don Giordano,

desidero ringraziarti per il tuo editoriale “La città bella” del n° 35 del La Vita. Nonostante la realtà che ci circonda continui ad essere sorda e a non cambiare passo, tu continui instancabilmente a risvegliare le coscienze al fine di plasmare un rinnovato senso di appartenenza nei confronti della città. Non troverai una persona che non condivida ciò che hai scritto, eppure, i processi in atto nelle città, nella nostra città sono paragonabili ad un treno che corre spedito senza una metà, sul quale solo in pochi sono saliti, che non ferma più alle stazioni della democrazia partecipata e del bene comune.

Qualche sera fa il maestro Uto Ughi, in un programma televisivo, commentando lo stato della cultura nel nostro paese, parlava di situazione di degrado: tutto corre veloce, non siamo più in grado di riconoscere la qualità da ciò che è rozzo e banale, il bello da ciò che deturpa. La soglia collettiva dell’indignazione è a livelli molo bassi e in questo processo inarrestabile ciò che fino a qualche giorno fa ci irritava ora lo subiamo passivamente.

La legge del mercato e la politica dei circoli privati ci vogliono così. Ecco l’importanza della parola scritta che scuote che non si rassegna. “E’ la cultura di fondo che deve cambiare”, così scrivevi nel tuo articolo.

Voglio porre l’architettura al centro delle nostre scelte politiche. L’architettura ha un ruolo primario nel destino individuale e collettivo degli uomini: non solo lo traduce e lo interpreta, ma lo condiziona.” Chi può aver pronunciato un indirizzo programmatico così innovativo di “sinistra”, così fuori dalla palude dei noiosi dibattiti politici? Il nostro Ministro per i Beni Culturali? Il Presidente di qualche Regione come la Toscana o l’Emilia? Un Sindaco di qualche grande importante città come Firenze o Bologna? No, appartiene al Presidente della Repubblica francese Sarkozy, rappresentante del centro desta, in occasione della recente inaugurazione della Citè de l’architecture a Parigi, pubblicato anche da La Repubblica. Un centro destra con radicate tradizioni e con un forte senso dello Stato e non improvvisato come il nostro.

In Italia, il centro dell’azione politica ruota intorno ai temi economici e del mercato con una progressiva omologazione tra i vari schieramenti: figuriamoci se l’architettura, cioè la progettazione qualitativa del futuro di una nazione, può essere messa al centro quando non è giunta neppure sulla soglia.

Non è del tutto vero che in questo tempo gli artisti non hanno abbondato: figure inarrivabili come Michelucci hanno trovato Presidenti di banche, Amministratori, Vescovi, committenti privati che hanno raccolto la sfida del cambiamento, della capacità dell’architettura di creare meraviglia in luoghi e spazi inesplorati. Oggi abbiamo i conti economici in regola ma tutti siamo più poveri e le nostre città sono sempre più omologate.

Da una parte, per curare le nostre città, abbiamo chiamato l’archistar di moda che attira su di se tutte le attenzioni, dall’altra il mercato immobiliare che fa da padrone continua a costruire senza nessun riguardo per la qualità urbana, cancellando progressivamente i segni della memoria collettiva.

In Italia sono anni che attendiamo una legge, al pari dei più evoluti paesi europei, in grado di promuovere e sostenere l’architettura; auguriamoci che dall’attuale dibattito sulla crisi della politica possa emergere un’agenda di temi in grado di far crescere e aggiornare sul serio la nostra amata nazione.


Alessandro Suppressa