IL TIRRENO E LA NAZIONE AGOSTO 2008

IL SUD DI PISTOIA

La recente campagna elettorale ha rilanciato la questione della realizzazione della Passerella di Calatrava, per la cui progettazione la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia ha già contribuito con una somma economica considerevole.

Queste operazioni rientrano nella logica di creare un volano per una promozione d’immagine della città, anche se il lungo tempo trascorso dall’ideazione, ha smorzato la forza dell’intervento dato che oramai Caltrava ha realizzato ponti un po’ ovunque. Anche la moda, un po’ provinciale, di chiamare l’archistar per giunta straniero, passa.

Credo più ai processi di modificazione urbana meno eclatanti ma tendenti a creare le condizioni per affermare una qualità diffusa, secondo dei programmi condivisi stabiliti dal pubblico nei quali si possa inserire con intelligenza l’azione del privato. La grande opera accende su di se le luci, ma lascia nella penombra il resto.

Quando però i progetti sono oramai arrivati ad un livello avanzato di definizione e quindi sono già state spese somme considerevoli per la progettazione, in linea generale si deve andare avanti.

Nel discontinuo dibattito che ha accompagnato l’operazione, andando oltre lo sterile dibattito bello - brutto, un interrogativo risultava legittimo: un ponte, una passerella collega due parti di città. Da una parte abbiamo il centro storico e quel poco che rimane della memoria dell’area ex breda ma dall’altra parte cosa c’è? Gli amministratori illuminati di allora rassicurarono: la nuova passerella sarà il segno più eloquente di un nuovo brano di città che si andrà a delineare nella zona a sud, oltre la stazione ferroviaria. Bene, niente da eccepire: la politica quando si trova nell’angolo riesce quasi sempre a trovare parole o frasi ad effetto in grado di allontanare l’angolo.

A distanza di anni la passerella non si è materializzata, ma a sud i brani di “città contemporanea” sono visibili. A tale proposito invito ad andare a fare un giro dalle parti di via Roccon Rosso. La nuova viabilità che prende le mosse dalla Breda si muove verso est ed è accompagnata, prima della rotonda, dall’edificio prefabbricato e opaco del Copit, da una larva di centro annonario che mi auguro quanto prima possa essere recuperato e poi il grande cantiere degli uffici finanziari (se valutiamo i risultati formali delle sedi di Inps, Vigili del fuoco, carabinieri), non dobbiamo certo stare tanto tranquilli anche se sul fronte strada è presente una folta schiera di alberature.

Ma il bello deve ancora arrivare oltre la rotonda, in piena zona sud. Una serie di brutti edifici già costruiti in via Salutati e poi, in un tessuto di villette omologate, una serie di nuove realizzazioni (in costruzioni) che generano un caos formale, con tanto di licenze cromatiche bizzarre, degno delle periferie dei centri urbani questa volta del Sud, ma dell’Italia.

Allora chiedo tra il serio e lo scherzo: se la tendenza è questa e non siamo in grado di immaginare processi diversi e di maggiore qualità, non è meglio lasciare il muro a sud della stazione e non investire denaro pubblico per collegare aree che di urbano hanno veramente poco? Personalmente non avrei dubbi.

Alessandro Suppressa